L’agricoltura italiana dovrà sopportare una riduzione del 6% degli aiuti diretti dall’Europa che, in futuro, saranno commisurati alle superfici e non alla produzione; è quanto emerso dal progetto di riforma della PAC, per il periodo 2014-2020, presentato dal Commissario Europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, inteso ad estendere gli aiuti previsti per i vecchi 15 Stati membri agli attuali 27.

Preoccupa principalmente proprio il criterio di distribuzione degli aiuti in relazione agli ettari di superficie impiegata, piuttosto che ai dati storici relativi alla produzione.

In queste condizioni, l’Italia perderebbe circa 285 milioni nel 2019 ed inoltre la concessione del 30% di aiuti sarebbe condizionata al raggiungimento di particolari obiettivi di natura ambientale.

Molto negativo il giudizio di Acli Terra, soprattutto con riferimento agli effetti dannosi che un tale progetto può avere sull’agricoltura italiana che, generalmente, fa della qualità e della tipicità delle sue produzioni la sua principale caratterizzazione.

L’Associazione confida sulla possibilità che, nel lungo periodo di negoziazione, che Governo nazionale e Parlamento europeo dovranno impegnare per tutto il 2012, possa prendere forma una “proposta italiana” all’altezza degli impegni strategici che la PAC deve assicurare.

«E’ una situazione che penalizza gravemente la nostra agricoltura – sostiene Michele Zannini, Presidente nazionale di Acli Terra – anche considerando che mancano interventi diretti a sostenere produzione e competitività, fattori irrinunciabili per il ruolo di una Politica Agricola Comune destinata a tutelare obiettivi di straordinario valore sociale, oltre che economico, come quello della produzione di derrate alimentari sicure e in quantità sufficienti, quello della gestione sostenibile delle risorse naturali, con azioni a favore del clima, e quello del mantenimento dell’equilibrio territoriale e della diversità delle zone rurali».