Acli Terra prende atto della disponibilità manifestata dal Governo per provvedimenti intesi ad adeguare le decisioni annunciate, inerenti l’IMU rurale, all’esigenza di misure più temperate ed eque per i patrimoni agricoli.
Il recente emendamento al decreto fiscale prevede, infatti, che il gettito in agricoltura non debba superare, per l’anno in corso, un contributo aggiuntivo di 135 milioni di euro per i fabbricati rurali ad uso strumentale e di 89 milioni di euro per i terreni.
«Risulta tuttavia inconcepibile che i patrimoni strumentali agricoli vengano tassati da un’imposta che, di fatto, scoraggia le imprese, soprattutto quelle familiari e di piccole dimensioni, che rappresentano un presidio straordinario per la custodia del territorio, per la tutela dell’ambiente e la valorizzazione delle tipicità locali – è quanto dichiarato dal Presidente nazionale di Acli Terra, Michele Zannini – .
L’economia agricola italiana, già tartassata dai costi altissimi che derivano, oltre che dalla burocrazia, dai processi in atto di globalizzazione dei mercati e della distribuzione e dall’atteggiamento poco critico dei consumatori, che preferiscono scelte orientate sempre più dalla propaganda commerciale piuttosto che dalla qualità, deve essere alleggerita di un ennesimo carico fiscale che oggettivamente minaccia la sopravvivenza di un settore fondamentale per la ripresa economica e sociale del Paese».
Ribadisce inoltre Acli Terra la posizione, già rappresentata, relativa alla necessità che i “ruderi”, ovvero quei fabbricati rurali non utilizzati, tantissimi in Italia, non vengano individuati né come beni abitativi, né come immobili per strumenti produttivi e, semmai, classificati e protetti per l’intrinseco patrimonio di documentazione storica e culturale che rappresentano.