di Pino Campisi*

“Il mondo del XXI secolo non presenta numerosi segni di condivisione, di solidarietà e di sussidiarietà anzi, in più occasioni, assistiamo a divisioni tra persone e popoli e nazioni. Aumentano le devastazioni climatico-ambientali sulla natura. Tutto questo ci impone una riflessione particolare e duratura che ci conduca verso una conversione vera, autentica e disponibile all’ascolto sulle nuove emergenze. La giornata mondiale della Terra è un’occasione di confronto e di discussione per capire l’importanza di resistere alla tentazione di continuare a fare danni irreversibili. E’ una giornata che ci interpella, oggi in modo drammatico, su alcune scelte che vanno in direzione contraria al valore della vita e dell’uomo. Che vanno in direzione della ricchezza di alcuni a scapito di altri, che diventano sempre più poveri nel loro vivere quotidiano, nell’alimentazione, nell’istruzione, nella tutela dell’ambiente dove vivono, nel loro futuro socio-economico e del lavoro. Sulla questione ambientale, dalle Encicliche ci viene detto che << L’ambiente si situa nella logica del ricevere.  E’ un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva>>.  Subentra, dunque,  un fatto educativo, ovvero l’uomo ha bisogno di una nuova filosofia, di una nuova e rinnovata umanità, di una nuova direzione antropologica del suo vivere. La questione Terra, per tutte queste ragioni deve essere posta al centro, non solo del nostro vivere quotidiano ma in un disegno più lungo e progettuale. Si, la Terra vista come un luogo-progetto che tutela, che salvaguarda, che conserva e cura.  Senza porre nel dimenticatoio che <<…vi sono sulla terra Paesi che abbondano di terreni coltivabili e scarseggiano di uomini; in altri Paesi non vi è proporzione tra le ricchezze naturali e i capitali a disposizione. Ciò pure domanda che i popoli instaurino rapporti di collaborazione, facilitando tra essi la circolazione di capitali, di beni, di uomini >> ( Mater et Magistra di Giovanni XXIII – 1961 ). Questo divario pone un ulteriore discernimento tra valori e tutela, ci pone e ci impone anche una considerazione volta alla tutela della dignità dell’uomo, che alimenta disparità e ingiustizia sociale. Condizione che spinge, come viene fuori dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II – Laborem Exercen, ad una << crescente presa di coscienza della limitatezza del patrimonio naturale e del suo insopportabile inquinamento>>, che diventa questione sociale, dell’uomo e della sua convivenza civile. E arriviamo ad un altro punto: se non nasce una vera “ ecologia dell’uomo “ credo che sarà difficile conciliare uno stile di vita che guardi alla << casa comune >> come senso e patrimonio dell’umanità. Per questo Francesco con la sua Laudato Sì ha reso evidente ed urgente l’ecologia integrale, nel senso che << è necessario disporre di luoghi di dibattito in cui tutti quelli …coinvolti (agricoltori, consumatori, autorità, scienziati, produttori di sementi) possano esporre le loro problematiche o accedere ad un’informazione estesa e affidabile per adottare decisioni orientate al bene comune presente e futuro>>. In buona sostanza senza l’innalzamento di relazioni e di condivisioni, di una passione per la cura della Terra, il mondo continuerà a nutrirsi soprattutto di profitto e di interessi particolari dei singoli. La Terra oggi richiede una presenza fatta di <<essenza verso la cura>> che costruisca la pre-condizione della parte integrante del nuovo processo di sviluppo.  Per lunghissimi anni ci siamo affidati alle meritorie ricerche e azioni della scienza e degli scienziati, oggi tocca anche a noi, ad ognuno di noi. Esserci tutti con senso di prossimità in questo difficile cammino, crediamo sia il buon metodo per stare a fianco delle istituzioni, impegnate in questa sfida, che va oltre la politica, per “ diventare bene comune” e quotidiano pilastro della bellezza e conservazione della terra.”

*Presidente regionale Acli Terra Calabria