Voci discordanti. La soddisfazione di Gennarino Masiello, presidente Coldiretti Campania, il quale spera che “finisca la speculazione contro i nostri prodotti”. I dubbi di Gennaro Esposito del Coordinamento Comitato fuochi. Chiede “uno screening su tutta la popolazione che abita nei luoghi a rischio”. Michele Zannini, presidente nazionale di Acli Terra: “Attendibile la mappatura presentata dal Governo”
Il Governo ha presentato, ieri, i risultati scientifici delle indagini sulla mappatura dei terreni destinati all’agricoltura della Campania. Su un totale di 1.076 chilometri quadrati di terreni “mappati” in 57 comuni prioritari (33 nella provincia di Napoli e 24 in quella di Caserta) solo il 2% (cioè 21,5 chilometri quadrati, di cui 9,2 destinati all’agricoltura) sono “aree ritenute sospette”. Secondo le indagini sono 51 i siti per i quali è necessario proporre “misure di salvaguardia per garantire la sicurezza della produzione agroalimentare”, per un totale di 64 ettari di suolo agricolo.
La fine di un incubo. “Siamo molto soddisfatti dei risultati delle indagini perché da tempo cercavamo di spiegare che il fenomeno era molto limitato”, dichiara Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania. “Mi auguro che la precisa mappatura dei luoghi a rischio possa aiutarci nel riacquistare la competitività. La nostra è la regione più controllata d’Italia ed è quella che è riuscita meglio di altre a definire i problemi che ha”, aggiunge Masiello, che ora spera “nell’inizio delle bonifiche”. Ma non basta: “Gli imprenditori agricoli sui terreni in cui si è riscontrata una contaminazione della quale sono vittime, per colpe di altri, devono essere compensati per la perdita di reddito determinata dal divieto di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli”. Il presidente della Coldiretti campana auspica anche che “finisca la speculazione contro i nostri prodotti” e che “si comprenda che la Campania ha grandi primati nell’agroalimentare e non meritava gli attacchi che ha avuto”. Una parola di rassicurazione anche ai consumatori: “I nostri prodotti sono più che controllati; è anche nostro interesse mettere sul mercato prodotti sicuri”.
Molti dubbi. È di tutt’altro avviso Gennaro Esposito, membro direttivo Isde-Medici per l’Ambiente della Provincia di Napoli e delegato della Federazione “Assocampaniafelix” Giugliano-Acerra-Nola, aderente al Coordinamento Comitati fuochi: “Ci sono, innanzitutto, un paio di incongruenze tra i siti segnalati dal documento ministeriale e l’effettivo stato dei luoghi, ad esempio ad Acerra e Nola. Nel primo caso le coordinate satellitari offerte dal documento individuano un sito inquinato che dista di circa 7-800 dall’area in cui c’è effettivamente una discarica. A Nola è stato indicato un sito, all’estremo sud del territorio, dove non ci sono vere criticità, mentre l’area di Boscofangone, che non è indicata dalle indagini, è realmente molto inquinata”. Per Esposito, “le aree critiche sono molto sottostimate. La verità è che ci sono rifiuti tossici sparsi a macchia di leopardo in un’area ben più estesa dei 21 chilometri quadrati individuati”. Purtroppo, prosegue, “negli anni d’oro dell’affare eco-mafioso, non tutti gli agricoltori hanno vigilato in modo adeguato sulla terra”. Per cancellare i dubbi “sono necessari ulteriori approfondimenti con indagini sulle matrici di aria, acqua e terreno, fatte in maniera analitica sul posto”. È sbagliato, secondo il medico, “minimizzare il problema per non affossare l’economia, ma a scapito della salute”. Tra l’altro, “sarebbe utile anche fare delle analisi sulla presenza di pesticidi ed erbicidi”, “come pure uno screening su tutta la popolazione che abita nei luoghi a rischio e non su un campione”.
Recuperare la credibilità perduta. Non è d’accordo con quest’analisi così negativa dei dati Michele Zannini, presidente nazionale di Acli Terra: “Non possiamo non ritenere attendibile la mappatura presentata dal Governo, altrimenti saremmo nel disordine più totale”. I risultati delle indagini, per Zannini, al contrario, sono “una risposta a chi ha voluto offrire una rappresentazione della Campania come una terra tutta inquinata e devastata. Adesso, anzi, è il tempo di restituire alla regione la credibilità perduta. La Campania, infatti, produce alcune eccellenze ed è sempre stata attenta ai controlli nella filiera produttiva”. Certamente, “i territori a rischio individuati devono essere esclusi dalle produzioni agricole alimentari, ma, al tempo stesso, devono essere immediatamente riqualificati”. Ora, conclude il presidente di Acli Terra, “occorre fare anche una corretta informazione per dare notizie veritiere e rendere giustizia a una terra che è stata per troppo tempo etichettata come ‘dannata’”.
Gigliola Alfaro