Domani, 10 maggio 2013, a Napoli si terrà un seminario, promosso da Acli Terra, sulla Legge Regionale della Campania per l’Agricoltura sociale.
« Acli Terra, in Campania, ha già sperimentato la pratica di un confronto diretto e costruttivo, in un Seminario specifico di approfondimento della Legge regionale sull’Agricoltura sociale – ha dichiarato il Presidente nazionale di Acli Terra, Michele Zannini – che si rinnoverà, non casualmente, presso la sede delle Acli, con l’Assessorato e con funzionari competenti della Regione Campania, per cominciare a conoscere struttura e contenuti del relativo Regolamento di attuazione.
L’agricoltura sociale non è un’altra agricoltura, non è una diversione dall’agricoltura intesa in maniera classica; è, invece, un’agricoltura che si completa, che consolida relazioni di comunità, che interviene in maniera ancora più pregnante sulle qualità ambientali e paesaggistiche dello spazio rurale, che custodisce saperi e tradizioni, che, in definitiva, “trattiene e rigenera” valori di comunità destinati probabilmente a perdersi.
Siamo certi – sostiene Zannini – che l’agricoltura sociale può svolgere un ruoloincisivo sul modello di sviluppo della Regione nel suo complesso e può predisporre condizioni che dovranno dar vita ad un modello di welfare tipicamente “rurale”, più che semplicemente (si fa per dire) agricolo.»
Uno sviluppo destinato ad integrare e qualificare processi produttivi da destinare, più ed oltre che al mercato, alla soddisfazione di bisogni peculiari di persone segnate da condizioni di fragilità.
Acli Terra scommette sulla capacità di innovazione straordinaria che l’agricoltura sociale potrà mettere in campo se sarà effettivamente posta in condizione di integrare economie locali ed offerte di servizi alle persone.
Per il Presidente Zannini, il ruolo della Regione Campania e dell’Assessorato è fondamentale perché può mettere in relazione soggetti pubblici, soggetti del Terzo Settore e soggetti anche privati, ma dotati di un paradigma sociale esplicito, su un terreno di concreta sussidiarietà per un’economia civile in grado di alimentare anche una nuova versione del meridionalismo.