Perplessità e preoccupazioni qualificano il giudizio di Acli Terra sulle conclusioni cui è pervenuto il Consiglio Europeo nella previsione di Bilancio approvata per il periodo 2014/2020, che registra una riduzione, rispetto al più recente strumento finanziario pluriennale, di oltre 34 miliardi.

Interessi nazionali diversi e contrastanti hanno condizionato la faticosa trattativa fino a determinare una mediazione di compromesso al ribasso, che concorre ad indebolire le possibilità di adottare una politica agricola vera dell’Unione.

L’Europa, sempre più imbrigliata in contesti di recessione, ha bisogno di programmi di crescita e di sviluppo per contrastare questioni drammatiche come quelle del lavoro, sempre più scarso, e le crisi climatiche ed ambientali che danneggiano irrimediabilmente le qualità della vita nel suo complesso.

Il compromesso europeo, considerato soddisfacente dal Presidente Monti, perché, nel saldo conclusivo, sono stati assegnati fondi aggiuntivi per lo sviluppo delle aree rurali del Mezzogiorno e per l’occupazione giovanile nell’ambito del Capitolo dei Fondi per la politica di coesione, in realtà non soddisfa la domanda prevalente del mondo agricolo italiano di vedersi riconosciuto il valore della qualità e tipicità delle sue produzioni.