Intervenendo ai lavori del workshop su “Previdenza, assistenza, mutualità in agricoltura: temi e questioni aperte”, organizzato dal Censis, il 25 giugno, il Presidente di Acli Terra, Michele Zannini ha parlato delle trasformazioni profonde che l’agricoltura ed il comparto agroalimentare hanno conosciuto, negli ultimi decenni, in Italia ed in Europa.
In particolare, Zannini si è soffermato sul dato allarmante dell’Eurispes, che denuncia che sono quasi un milione i poveri in agricoltura e che il 10% delle famiglie agricole si trova al di sotto della soglia assoluta di povertà di 7500 € all’anno.
«Il problema della povertà rurale – sostiene il Presidente di Acli Terra – diviene sempre più rilevante fino a produrre disaffezione crescente nelle nuove generazioni e spopolamento delle campagne.
La scarsa densità demografica, che generalmente caratterizza i territori rurali, produce difficoltà di accesso ai servizi di base: scuola, servizi di trasporto e sanitari, uffici postali, centri commerciali, in pratica riduzione di spazi di vita sociale, di relazioni e di incontro.
L’agricoltura, ed in genere il mondo rurale, sono fondamentali perché assicurano beni alimentari indispensabili e sempre più azioni che agiscono con effetti di salvaguardia dell’ambiente e dei territori, di gestione sapiente di risorse naturali (acqua, terra, clima), di tutela del paesaggio e di un tipico patrimonio storico del Paese, nonché delle biodiversità ed infine di una quantità di saperi peculiari, tipici ed inconfondibili.
Con riferimento a questo contesto è necessario ripensare profondamente un modello di welfare tipicamente “rurale” più che agricolo, al di là delle questioni, comunque essenziali, di adeguamenti dei contratti e dei fondi cui il welfare agricolo fa riferimento in tante sedi sindacali ed istituzionali.
Il nuovo welfare non può essere più compensativo o riparativo; deve essere in grado di rigenerare funzioni da connettere direttamente allo sviluppo locale e territoriale ad al ruolo che, in relazione ad esso, possono svolgere da protagonisti i “contadini”.
In questa direzione molto può fare proprio l’agricoltura civile; in pratica quella che diviene consapevole di un nuovo orizzonte di possibilità dello sviluppo rurale, legato alla produzione, oltre che di beni materiali, sufficienti e sicuri per la qualità che posseggono, anche di beni immateriali, i cosiddetti beni comuni.
In particolare, l’agricoltura sociale è destinata a svolgere un ruolo incisivo nella strutturazione di un vero e proprio nuovo welfare.
Le agricolture civili, in definitiva, si presentano come una vera e propria innovazione sociale per un modello di welfare che integra economie locali e offerte di servizi alla persona, assunzioni di responsabilità diffuse e forme di collaborazione tra soggetti pubblici, soggetti operanti nel terzo settore e soggetti privati, secondo il principio di sussidiarietà».